A Marco Missiroli piace raccontare l’infanzia con la voce dei bambini. In Atti osceni in luogo privato, il romanzo della sua consacrazione, pubblicato da Feltrinelli nel 2015, il giovane protagonista assiste dallo spiraglio di una porta all’adulterio di sua madre con un amico di famiglia. Ne Il buio addosso, una ragazzina zoppa che vive in un paesino dell’Alta Provenza, nell’Ottocento, viene discriminata e reclusa per la sua diversità. Senza coda è il libro d’esordio, vincitore nel 2006 del premio Campiello Opera prima. Al centro della storia c’è il piccolo Pietro, figlio di un politico siciliano colluso con la mafia. Nel romanzo la Sicilia viene appena citata, non si vede, così come non si vede tutto il resto: la professione del padre, i rapporti con il crimine organizzato, gli antefatti. Missiroli ci mostra esclusivamente il mondo di Pietro e lo fa con gli stessi occhi del bambino. I turbamenti per la sofferenza della madre, che in silenzio e senza ribellarsi subisce la violenza del marito, forse complice dei suoi misfatti, il perimetro degli spostamenti abituali, quello dei suoi giochi: la villa di famiglia, il viale con la ghiaia, il vecchio giardiniere Nino, la macchina “Bianca” con la quale il piccolo protagonista sogna di viaggiare come un adulto, e quella strana passione per le lucertole che lo diverte così tanto, e che condivide con il compagno di scuola Luigi. Pietro le uccide, taglie le loro code e ne conserva i corpi mutilati in un barattolo. La vita di Pietro non è poi così diversa da quella di tanti altri suoi coetanei, ma c’è una frase, una preghiera che il padre senza nome e senza volto continua a sussurrare al suo orecchio, una misteriosa richiesta alla quale Pietro non riesce a sottrarsi: “Fra tre giorni ci vai da Carmine, a papà?”. Carmine è il volto del male, il muro contro il quale si infrangono l’ingenuità, il candore, i sogni del protagonista. Di tanto in tanto, Pietro è obbligato ad incontrarlo in un luogo nascosto per consegnargli una busta gialla, sigillata. Quale segreto è contenuto in quelle buste? Le parole del bambino scritte in corsivo e alternate alla narrazione della storia sono la confessione intima delle sue paure, le domande alle quali Pietro non riesce a dare delle risposte. Pensieri che ci riportano alle riflessioni di un altro personaggio della letteratura moderna, Oskar Schell, il ragazzino di Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer. Come Pietro, anche Oskar vorrebbe decifrare l’enigma legato ad una busta trovata per caso nel ripostiglio di casa sua. La molla che lo spinge a vagare, da solo, per le strade di New York, alla disperata ricerca di un dettaglio, uno qualunque, che possa spiegare, giustificare la morte di suo padre, ed aiutarlo ad elaborare il lutto.
Senza coda è un romanzo tenero e crudele che racconta la breve storia di una rivelazione. Fin dalle prime pagine, Missiroli è bravo ad alimentare l’attesa, a condurre il lettore poco alla volta alla la tragica conclusione della vicenda, l’epilogo agghiacciante e sorprendente di una trama ben congegnata e sviluppata attraverso una scrittura sempre precisa, elegante, cristallina. Un libro bello e potente che ha rivelato a poco più di vent’anni uno dei migliori talenti della narrativa italiana.
Angelo Cennamo
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