
Adán Barrera, capo della Federación, la più potente organizzazione del narcotraffico, è rinchiuso nel penitenziario di San Diego, in California. Ha cinquant’anni, è bassino, con un viso da ragazzo e gli occhi dolci. Sembra più una vittima. Vedendolo nessuno penserebbe che è il mandante di centinaia di omicidi e uno degli uomini più influenti del mondo. Art Keller, il superpoliziotto della Dea che lo ha fatto arrestare dopo aver ucciso suo fratello Raúl e lo zio Miguel Angel, ha più o meno la sua età. Oggi si nasconde in un monastero del New Mexico. Fa l’apicoltore e prova a scrollarsi di dosso un passato di morti ammazzati e di mille menzogne. E’ sempre stato un emarginato, Keller, un uomo dalla personalità borderline, guardato con sospetto da tutti, sia dalla Dea che dalla Cia, mezzo americano, mezzo messicano, un pesce fuor d’acqua. Da ragazzi, lui e Adán erano stati amici. Chi lo avrebbe detto. Adán studiava economia e sognava di diventare un promotore di incontri di pugilato, non aveva nessuna intenzione di collaborare con suo zio el Patron. Un giorno Art era capitato nella palestra gestita da lui e da suo fratello Raúl. Si erano conosciuti così. Da allora sono passati trent’anni e sotto i ponti di sangue ne è passato parecchio. Adán collabora e ottiene di scontare la pena in Messico, a Guadalajara, in una cella lussuosa come un attico nel centro di Città del Messico, le cui guardie carcerarie sono tutte nel suo libro paga. Barrera lavora per la ricomposizione dei cartelli e per il suo ritorno in scena ormai imminente.
E’ questo il prologo de Il Cartello, romanzo tra i più celebri di Don Winslow, il Guerra e pace della lotta alla droga, scrive James Ellroy sulla quarta di copertina, e sequel de Il potere del cane, uscito in America dieci anni prima, nel 2005. Ma per addentrarsi nella storia della famiglia Barrera e di Art Keller non è necessario cominciare dal primo capitolo della saga, giacché l’autore nelle prime pagine del libro ricostruisce i fatti con molta precisione, consentendo al lettore di comprendere appieno le vicende, gli intrighi e le mille storie parallele alla trama principale. L’opera di Winslow, nel suo complesso, è monumentale, superba, potente nella scrittura e scioccante nei contenuti, a metà strada tra saggio e fiction.
Con la fuga di Adán dal carcere, Keller si vede costretto a ricominciare, non può più starsene in quel rifugio silenzioso fatto di meditazioni e di ricordi, anche perché sulla sua testa pende una taglia di due milioni di dollari “Keller sa di essere un biglietto della lotteria ambulante. Un biglietto vincente”. Nessuno meglio di lui conosce Barrera, i suoi affiliati, il suo territorio. Soprattutto, nessuno più di Art Keller ha il coraggio e l’incoscienza di sfidare delinquenti così spietati, pericolosi, disumani. Keller è consapevole di essere un personaggio poco amato, scomodo per tutti. Ha visto e scoperto troppe cose. Sa, ad esempio, quello che è accaduto nel 1985. Perché c’era. La Cia usava i cartelli della droga messicana per finanziare i Contras in Nicaragua, con l’approvazione della Casa Bianca. Nel mondo raccontato da Winslow è difficile distinguere il bene dal male, la corruzione ha contaminato tutti, dalla gente comune ai giornalisti, dalla polizia ai politici. Questo libro racconta storie di confini: gli Usa e il Messico, l’amicizia e la rivalità, la giustizia e la devianza. Muoversi nel girone dantesco del narcotraffico è come camminare su un terreno minato, prima o poi sei destinato a saltare in aria. Questo Keller lo sa, ma oltre se stesso non ha niente da perdere.
Il Cartello è un romanzo epico che esplora tutti i sentimenti umani con l’intensità e la brutalità del miglior crime – Don Winslow è il re del crime – senza falsi moralismi né retorica, e senza facili ripetizioni, inciampi nel già visto, dev’essere stato difficile stupire i lettori dopo aver scritto un capolavoro come Il potere del cane. Con il sequel, il cast si arricchisce di nuovi personaggi, coprotagonisti, comprimari di Barrera e Keller più che comparse. Magda, l’amante e consigliera di Adán, è una donna senza scrupoli, scaltra, esperta, capace di tenere testa al peggiore farabutto della terra col suo corpo sensuale ma soprattutto con una mente sopraffina. Magda punta a sedersi al tavolo con i grandi signori dei cartelli della droga. E’ attratta da Barrera, dal suo potere, dal suo denaro, ma cerca l’indipendenza. L’altra donna è Marisol, la compagna di Keller, l’eroina buona della storia, la militante di sinistra che affronta a viso duro i narcotrafficanti di Juárez, la città fantasma al centro della peggiore mattanza. Ma dicevamo delle mille storie parallele di questo romanzo lunghissimo ed estenuante. La storia di Eddie Ruiz, giovane promessa del football che a poco più di vent’anni diventa un narcotrafficante milionario. O quella di Chuy, soprannominato Jesus the Kid, il bambino povero di Laredo arruolato dal cartello dei Los Zetas e addestrato come un killer con un protocollo militare rigidissimo. Flor è una giovane prostituta drogata che si riscatta attraverso la fede, e che più avanti nel racconto si innamorerà proprio del killer ragazzino. Pablo è un giornalista tormentato, schiacciato da un matrimonio fallito e dalla povertà. Le buste col denaro che riceve dai narcos per rabbonire i suoi articoli gli servono per andare a trovare il figlio, trasferitosi a Città del Messico con la sua ex moglie. Le donne e gli uomini di questo romanzo hanno tanto da raccontare coi loro vissuti dolorosi, sfregiati dalla miseria e dalla corruzione che sembra non risparmiare nessuno. Fuori da quelle vite esplode la guerra, senza sosta, senza pietà. I morti non si contano, le fughe, gli inseguimenti, i tradimenti neppure. A pagina 733, la scena saliente: keller e Barrera si ritrovano di nuovo l’uno di fronte all’altro. E’ il preludio di un finale mozzafiato, non potrebbe essere altrimenti, ma non finisce qui.
Angelo Cennamo