Federica Fantozzi è una giornalista che scrive o ha scritto per diverse testate importanti: L’Espresso, Sette, La Repubblica, Venerdì, L’Unità, Il Mattino. Nei primi anni 2000 debutta nel variegato mondo del noir con i romanzi Caccia a Emy (2000) e Notte sul Negev (2001). Nel 2017 pubblica Il logista. E’ il libro della svolta. La protagonista è Amalia Pinter, una giornalista d’assalto di un piccolo quotidiano di cronaca giudiziaria, una ragazza coraggiosa, determinata, col killer instinct, che se ne va in giro per Roma con uno Scarabeo rosso in cerca di scoop. Amalia la ritroviamo anche nel nuovo romanzo, uscito in questi giorni sempre con Marsilio editore, intitolato Il meticcio. Quanto ci sia di Federica in Amalia non saprei dirlo, magari un giorno glielo chiederò, ma la sensazione che la cronista del Vero Investigatore rappresenti, incarni per certi versi, l’alter ego dell’autrice secondo lo schema collaudato del zuckermanismo rothiano credo sia abbastanza fondata. Anche perché Federica Fantozzi scrive storie attuali, anzi, attualissime. E’sul pezzo, come si dice nel gergo. Non sta lì a cincischiare con sentimentalismi o con vacui tormenti interiori di donne tradite, milf depresse, madri respinte da figlie anaffettive. Il meticcio, come il romanzo precedente, è una finestra spalancata sulla Roma di questi anni. La storia – almeno nella prima parte – si muove tra le stradine di Ponte Milvio, il quartiere popolare di Amalia, abitato da piccoli commercianti e baristi che resistono all’ondata globalizzatrice del divertimento chic come il Brokeland Records, il negozietto di dischi in vinile del celebre romanzo di Michael Chabon, e il centro antico, dove ha sede Il Vero Investigatore. E’ una Roma afosa, rumorosa, multietnica, caotica, che ci ricorda la città del commissario Balistreri dei romanzi di Costantini. Durante un servizio di routine all’aeroporto di Fiumicino, Amalia manda a monte un’operazione di antiterrorismo guidata dal suo amico poliziotto Alfredo Pani. Il rapporto professionale, e non solo professionale, tra Amalia e Alfredo è uno dei temi centrali del libro. Nella primissima scena, Alfredo bacia Amalia all’aeroporto, ma per ragioni che hanno poco a che vedere con l’amore. Forse. Pani sta indagando su un complicato caso di traffico di diamanti nel quale è coinvolta una sanguinaria organizzazione mafiosa nigeriana chiamata L’Ascia Nera. I nigeriani hanno stretto un patto con Cosa Nostra e mirano alla conquista dell’Europa continentale. Per realizzare i loro obiettivi si servono di giovani corrieri costretti a lunghi viaggi, molto rischiosi, sono i viaggi della disperazione che ritroviamo nelle cronache di questi tempi. Ragazzi bisognosi come Bambino, uno studente universitario disposto a qualunque sacrificio per salvare i suoi familiari dalle angherie dei clan. Amalia nel frattempo viene inviata dal giornale ad un’asta di pietre preziose dove un facoltoso imprenditore brasiliano si aggiudica un rarissimo diamante rosso. E’ qui che le strade della cronista e del poliziotto si incrociano e la storia prende corpo. Nella seconda parte del romanzo, Amalia viene addirittura reclutata come agente sotto copertura e diventa soggetto attivo, la protagonista, della pericolosissima indagine. La vicenda è intricata e intrigante. Quanto ad Amalia, è un personaggio vero, buca la pagina, prende il lettore per mano e lo trascina con sé in giro per il mondo. Nel secondo round, la narrazione cresce di tono, acquista nuovi colori, nuovi registri. Il meticcio è un romanzo di ampio respiro, scritto in Italia ma capace di affermarsi su qualunque mercato estero – lo so che è brutto collegare la parola libro alla parola mercato, ma il senso è questo. Un libro di avventure più che un noir, con atmosfere da “All’inseguimento della pietra verde”, il film di Zemeckis con Michael Douglas. Ricordate? La scrittura è sinuosa, fluida, il ritmo serrato dall’inizio alla fine. Non ci sono cali di tensione né inutili divagazioni che possano distrarre il lettore dalla trama principale, dalle sue declinazioni anche politiche e sociali – il noir, quello italiano soprattutto, è romanzo sociale. Ho divorato Il meticcio in due giorni. Sono sicuro questo libro farà molta strada.
Angelo Cennamo