Rick Moody, newyorchese, è considerato uno dei più importanti scrittori americani della sua generazione, quella dei Franzen, Chabon, Saunders, Eugenides, David Foster Wallace al quale Moody è vicino per lo stile massimalistico-labirintico e per una prosa virtuosa e iperbolica. Rosso americano – romanzo del 1997, pubblicato in Italia da La nave di Teseo – è il libro della consacrazione dopo i primi successi Cercasi batterista, chiamare Alice e Tempesta di ghiaccio. E’ una storia drammatica e comica al tempo stesso, proprio come la scrittura di Moody, che con la stessa frase è capace di farci ridere e mozzarci il fiato. Tutto accade in quarantotto ore, un tempo breve che nel romanzo però si dilata all’inverosimile. Hex Raitliffe è un trentottenne balbuziente alcolizzato con “massicci occhiali da saldatore legalmente-non-vedente-incapace-di-vedere-a-un-palmo-dal-naso”, tornato a casa, dalla madre gravemente malata, per accudirla dopo che il suo patrigno l’ha abbandonata di punto in bianco. La tenerezza con la quale Exe aiuta la donna – paralitica, quasi del tutto afona – a fare il bagno, nel dettagliatissimo incipit del romanzo – sette pagine senza un punto – mi ha ricordato la premura di Mattia, il giovane protagonista de L’invenzione della madre, opera prima di Marco Peano. Come nel libro di Peano, le parole di Moody danno corpo al corpo, il corpo del genitore ingabbiato, martoriato dalla tetraplegia, che arriva ad implorare il suicidio assistito come ultimo desiderio. Ma il rapporto tra Exe e sua madre, che evolverà in un finale thriller, è solo uno dei temi narrativi del romanzo. Moody alleggerisce il dramma della malattia e della fuga del patrigno, nello stesso giorno coinvolto anche in un incidente a una centrale nucleare, con una trama parallela, grottesca, che vede protagonista una ex compagna delle medie di Hex, Jane Ingersoll. La descrizione anatomico-cabarettistica del breve corteggiamento, tra eros e tanathos, soprattutto del primo bacio e del conseguente accoppiamento sessuale, goffo, avvilente, esilarante, con Jane che “bofonchia vocali inedite”, è un pezzo di altissima letteratura. Non so quanti libri venda Rick Moody nel suo paese e all’estero, quello che so è che Moody scrive meglio di tanti romanzieri americani in Italia più blasonati e osannati di lui “La bocca di lei sa di porti del New England, di sigarette, alcool, esperienza”. Nel 2001, il New Yorker lo inserì tra i venti giovani autori americani che avrebbero segnato la letteratura del nuovo secolo. Leggete i grandi libri. Leggete i libri di Rick Moody.
Angelo Cennamo