“Nessuno vive nel futuro. Il presente, il presente, il presente. Questo continua a essere la vita“
Romy Leslie Hall, 29 anni e due ergastoli da scontare nel penitenziario di Stanville, California. Romy si esibiva al “Mars Room”, un locale notturno di San Francisco frequentato da reietti come Kurt Kennedy, reduce dal Vietnam, disabile, l’uomo che continuava a perseguitarla, sempre, ovunque. Kurt è la vittima e il carnefice di questa storia di ossessioni e di bellezze sfregiate dalla miseria e dalle droghe. Vite sprecate, lacerate, distrutte da un destino infame, già scritto. Il romanzo si apre con un cellulare della polizia che di notte, lontano dalla curiosità e dagli occhi indiscreti della gente, trasferisce un gruppo di detenute nella prigione di Stanville. Qui Romy dovrà reinventare, rimodulare quel che resta della propria esistenza, adattarla ai nuovi ritmi, le nuove compagnie “Amici non ce ne sono. I sentimenti degli altri non ti riguardano”, ai nuovi spazi. Non è mai stata una ragazza libera, Romy. Non lo era neppure al “Mars Room”. Prigioniera fuori e dentro. Prigioniera della sua bellezza molestata, barattata, della sua rabbia, la sua indignazione. Al “Mars Room” le insegnavano a spillare soldi agli uomini “Gli uomini sono portafogli che camminano”. Romy non è innocente, non cerca riscatti. Un professore del carcere, Gordon, altro protagonista del romanzo – anche lui vittima come tutti gli altri personaggi di questo girone dantesco che è Stanville – finirà per invaghirsi di lei. Le procurerà libri come Il buio oltre la siepe – che fantasia, Gordon. Le storie delle altre detenute, a cominciare da Conan, donna dall’identità sessuale borderline, fanno da corollario alla vicenda di Romy, raccontata su diversi piani temporali – dentro e fuori dal carcere. I fidanzati, i molestatori, la madre morta in un incidente d’auto, il figlio Jackson, sua ultima risorsa. L’ultimo grumo di vita in cui riporre una speranza, l’ultimo contatto col mondo esterno. Che ne sarà di lui? “Gli ho dato la vita. E’ dare molto. E’ il contrario di niente. E il contrario di niente non è qualcosa. E’ tutto”. Mars Room è un romanzo che ti resta addosso. Rachel Kushner ha scritto una storia violenta, dannatamente vera, commovente. Le ultime pagine del libro sono tra le cose migliori che ho letto da qualche anno a questa parte. In Romy Hall ho rivisto la Romana di Moravia, la bellezza mortificata dalla lussuria e dalla bestialità di certi uomini. E’ un romanzo sull’ossessione e sul significato della libertà, claustrofobico, dalle atmosfere cupe, viscerale, profondamente umano e straziante. Una prova d’autore ampiamente superata dalla Kushner, autrice di altri bei libri come Telex da Cuba e I lanciafiamme. E’ lei l’erede di DeLillo.
Angelo Cennamo