
Rick Moody – scrittore newyorkese, enfant prodige di una generazione forse irripetibile di autori americani: Franzen, Chabon, Saunders, Egan, Everett, Eugenides, Easton Ellis (ne ho dimenticato qualcuno?) – lo avevamo ritrovato nelle librerie italiane qualche anno fa con La nave di Teseo, che in un solo colpo aveva ripubblicato quattro dei suoi libri: “Tempesta di ghiaccio”, “Rosso Americano”, “Racconti di demonologia”, “Il velo nero”. “Diviners-I rabdomanti” risale al 2005 ed è targato Bompiani. È un romanzo molto diverso da quelli citati, sia per i contenuti che per la struttura: smarginata e vorticosa come nella migliore tradizione del postmoderno spinto – superate le prime cento pagine necessarie ad inquadrare il plot (esiste un plot?), potreste aprire il libro a casaccio e leggere ciascuno dei capitoli senza dover per forza collegarlo a quello precedente. La storia raccontata da Moody ha un ingegnoso doppio fondo, nel senso che “I rabdomanti” non è solo il titolo del romanzo ma anche di una miniserie televisiva ispirata a un libro inesistente. Cioè? Cioè la storia viene evocata da tutti ma non l’ha scritta nessuno. È una storia composta di mille altre storie che affronta l’intero scibile umano senza raccontare nulla di preciso. Andiamo con ordine (si fa per dire). Siamo nell’anno 2000, George Bush è diventato presidente degli Stati Uniti dopo un estenuante riconteggio delle schede, e le Torri Gemelle si proiettano nel cielo di Manhattan ignare del tragico destino che le attende. In questa New York ancora vibrante e feconda di artisti e uomini d’affari, si barcamena una giovane e obesa produttrice di film indipendenti: Vanessa Meandro. Vanessa ha una madre alcolizzata, Rosa, discendente di una famiglia di rabdomanti toscani, e uno staff di collaboratori piuttosto goffi e variopinti che sembrano usciti da un romanzo di Foster Wallace. Impossibile aggiungere altro su una trama pressoché inesistente ma ridonondante di digressioni e di riflessioni semiserie che si sviluppano in un flusso infinito di parole. Moody apre dieci, cento, mille file e lo fa adoperando una lingua colta, comica, tenera, tagliente. “Diviners-I rabdomanti” è una gigantesca satira che, partendo dal mondo della televisione e dello show business, investe tutta la società americana. È un libro carico di situazioni grottesche e paradossali, un libro difficile ma ipnotico – come molti libri ostici di questo filone – al punto che vi risulterà impossibile staccarvi dalle pagine anche quando le tracce parallele a quella principale seguiranno sentieri oscuri, talvolta incomprensibili. Rick Moody scrive dannatamente bene.
Angelo Cennamo