L’OSPITE PERFETTO – Herbert Lieberman

Herbert Lieberman, drammaturgo e scrittore del secolo scorso, appartiene a quella lunga schiera di grandi autori americani in Italia semisconosciuti. minimum fax ha iniziato a pubblicarlo qualche anno fa, a piccole dosi, iniziando da “Città di morti”. “L’ospite perfetto” è il quarto libro tradotto nella nostra lingua, il più datato: 1971. La storia è semplice, costruita intorno a tre personaggi quattro al massimo, ambientata in un fazzoletto di terra di una provincia americana. I coniugi Albert e Alice Graves si godono la pensione nella nuova casa di campagna, fuori dal mondo, in una pace assoluta: Albert ne ha bisogno per ritemprarsi dopo i due infarti che lo hanno costretto a lasciare anzitempo il lavoro; Alice, come il marito, è una donna sola, amante della natura, e dalla personalità irrisolta per non essere diventata madre. Con un pretesto, irrompe nelle loro vite il diciannovenne Richard Atlee, figura enigmatica, dall’identità ignota, foriera di cattivi presagi. Da quel giorno Richard non andrà più via dalla casa dei Graves.

La vicenda raccontata da Lieberman parte in sordina, ma pagina dopo pagina la tensione cresce: Richard, che dapprima si nasconde nell’intercapedine della cantina, al buio, tra resti di animali e oggetti trafugati, successivamente viene invitato a stare ai piani superiori. La sua presenza è benvoluta soprattutto da Alice, che in quel ragazzo dall’aria selvaggia, silenzioso e servizievole, sembra aver trovato il figlio desiderato. Ma se i Graves col tempo cominciano ad affezionarsi al loro ospite contro ogni aspettativa del lettore, l’intera comunità si mostra invece diffidente e ostile. La traccia principale del romanzo è proprio la doppia considerazione di Richard: un bravo ragazzo in cerca di protezione, per i Graves, un vagabondo pericoloso per tutti gli altri, dal Reverendo Horn – che non lo vuole più in chiesa la domenica – allo sceriffo Birge, che nella seconda parte della storia acquisterà un ruolo decisivo. In alcuni passaggi del romanzo Richard appare una vittima indifesa, in altri una specie di mostro capace di qualunque nefandezza. Cosa nasconde? Perché non riesce a stare lontano dai Graves? E perché i Graves, ad un certo punto, desiderano liberarsi di lui?

“L’ospite perfetto” è un thriller diverso dai precedenti romanzi di Lieberman pubblicati in Italia – “Città di morti”, “Il fiore del male”, “Caccia alle ombre” – per struttura e ambientazione, ma di questi ha la stessa potenza attrattiva, qualità di scrittura, snodi psicologici. È una storia di solitudine e di abbandoni, una parabola biblica sul senso della giustizia, l’amore per il prossimo, la gratitudine. 

Angelo Cennamo

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