VERSO NORD – Willy Vlautin

C’è una serialità sotto traccia che lega i romanzi di Willy Vlautin – scrittore e musicista del Nevada, dalla prosa minimalista, cristallina, che lo fa somigliare ad autori come Chris Offutt e Kent Haruf – la rappresentazione di un’America lontana dai bagliori del successo, dalle conquiste civili, dal progresso tecnologico. L’umanità sconfitta e fuori dai radar di Vlautin non è diversa dai personaggi delle storie disturbanti di Richard Yates: psicopatici, alcolizzati, frustrati, figli abbandonati, disoccupati, spesso in fuga o alla ricerca di un riscatto, come i fratelli Flannigan di “Motel Life” o il Leroy Kervin di “The Free”. “Verso Nord” non fa eccezione se non nella voce del protagonista, che stavolta è una giovane donna. Il romanzo risale al 2008, il secondo di Vlautin, ma Jimenez (editore attento alla fenomenologia d’oltreoceano) lo ha riportato in libreria, aggiungendo un altro tassello, il quinto, alla bibliografia di questo autore di talento ancora poco conosciuto in Italia.

Allison ha vent’anni, un padre finito chissà dove, una madre annichilita, una sorella più giovane. Quando scopre di essere rimasta incinta del suo fidanzato, sbandato come lei, alcolizzato e violento, la ragazza decide di fuggire da Las Vegas per cercare migliore fortuna a Reno. Se il viaggio è il fulcro del romanzo – “Più a Nord vai e meglio è” le dice Jimmy, il fidanzato manesco – la fragilità della ragazza ne è il corollario. Allison è sempre insicura, senza alcuna stima di sé, con lo sguardo rivolto al passato e con uno strano disturbo della personalità: nei momenti di maggiore inquietudine intrattiene lunghe “conversazioni” con Paul Newman. Una vita come tante, spesa tra bar, sale Bingo, strade statali, discount, bettole, parcheggi di camionisti, lavori precari. È questa l’America disperata e tradita di Willy Vlautin, terra di sogni che non si avverano. 

Angelo Cennamo

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