LE TERRE INGRATE DI ANNIE PROULX

Elk Tooth è un paesino sperduto del Wyoming, se esista per davvero o si tratti di un luogo immaginario come la Holt di Haruf questo non lo so. Intorno ai suoi tre bar Annie Proulx fa ruotare le undici storie che compongono il libro – con altre due raccolte fa parte della c.d. trilogia del Wyoming – uscito la prima volta negli Usa nel 2008 e rilanciato in Italia da minimumfax. Almeno sei o sette di queste storie sono incantevoli, altre un po’ meno. 

La Proulx, che è arrivata alla scrittura in età abbastanza adulta, oltre i cinquanta, come la sua collega Elizabeth Strout, passa per un’autrice particolarmente attenta, meticolosa nella ricerca e nello studio della lingua, dei dialetti, dei luoghi dove ambienta i racconti e i romanzi (con “Avviso ai naviganti” nel 1994 si aggiudicò sia il Pulitzer che il National Book Award). Il legame tra i suoi personaggi e la natura circostante è viscerale, indissolubile, un tratto essenziale e riconoscibile delle narrazioni. 

Il Wyoming di Annie Proulx non è un luogo dell’anima: esiste, e non ha – non ha mai avuto forse – nulla di epico. Sarà anche una terra leggendaria (per altri) ma ferma al passato, bruciata dalla siccità e con uno sguardo disincantato sul futuro. Quanta umanità e quanta bellezza.

Angelo Cennamo

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