SILLABARIO ALL’INCONTRARIO – Ezio Sinigaglia

“Questo libro nasce dalla malattia”. Un’indagine a ritroso alla ricerca della causa del male, alla stregua di un romanzo giallo (il metodo è lo stesso: si parte dagli ultimi indizi per risalire al nome del colpevole). Ma se nel giallo la trama è delineata in ogni suo aspetto, qui la sequenza inversamente alfabetica dalla Z di “Zoo” alla A di “Aldilà” ma anche di “Al di là… cioè andare oltre” è un incerto divenire, un saggio “senza disciplina, un diario, incompleto ma ricco di fatti e di personaggi, di digressioni”. “Non la traduzione in prosa di un progetto narrativo”, precisa l’autore, ma di fatto lo è. “La cecità è il suo movente, la ricerca di appigli la sua metodologia, un buio appena rischiarato la meta”. Una cura o il tentativo di una cura, dunque. Un libro terapeutico. Il percorso arzigogolato incuriosisce, pungola il lettore, che indaga, e indagando prova a interpretare le parti più buie. Come il Berto de “Il male oscuro” che fugge dal Veneto per vomitare in pochi giorni il suo magma di parole nell’eremo di Tropea, Sinigaglia lascia la sua Milano per recludersi con il figlio Umberto in un paesino della Sardegna, Geremeas. Nella casa sul mare di tanto in tanto vanno a trovarlo degli amici “Non vado io dall’umanità: è l’umanità a venire da me”. S come Solitudine, e come Silenzio “Il silenzio è il mio segreto. Lo porto con me fin dall’infanzia”. Ma le assonanze con Berto non finiscono qui. La P di Sinigaglia è una delicata ricognizione del ruolo paterno. La morte del padre “di qui potrebbe prendere origine uno dei canali radicolari del dente del mio disagio” e pensando al figlio adottivo “quello di padre è un mestiere così scomodo e così poco gratificante che lo si fa il meno possibile: si cerca di sottrarsi: è umano, è comprensibile”. Sulla Q di Quattrini non c’è molto da dire “È semplice: non ne ho”. La F di Freud è un passaggio chiave, uno snodo. Cosa c’è di losco o di sbagliato in questo maledetto peregrinare scritto quasi trent’anni fa?

Mentre scrivo queste poche righe, Lorenza Foschini ha presentato, si dice così, il Sillabario al premio Strega. È solo l’inizio di un viaggio lungo e accidentato, lo è sempre stato per gli outsider come Sinigaglia, è “il destino di uno scrittore inedito”, avulso o di insuccesso. “Non voglio soldi, voglio lettori” diceva Richard Yates. La parabola di Sinigaglia non è molto diversa da quella di Mr “Revolutionary Road”. Questo romanzo (uscirà il 16 febbraio pubblicato da TerraRossa Edizioni) difficilmente lo troverete dietro una vetrina in bella mostra. Cercatelo tra gli scaffali della libreria come si cerca una pepita d’oro nel letto di un fiume.

Angelo Cennamo

Standard

Lascia un commento